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Il Pentagono dello sviluppo: il Nordest al top in europa ma non investe come si deve

Si chiama il “Pentagono dello sviluppo”, il Rapporto 2019 Fondazione NordEst, presentato a Verona, che ha focalizzato l’attenzione su quelle regioni dove si sono concentrate crescita e occupazioneexport e servizi di qualità.

Per identificare e analizzare le regioni che trainano l’economia italiana, la Fondazione Nord Est ha costruito un indicatore di sintesi, per tutte le 111 provincie italiane, che aggrega i 15 principali indicatori socio-economici in ciascuna provincia. I risultati mostrano come le venti province con il più elevato valore  si trovino tutte in cinque regioni (unica eccezione è la provincia di Firenze): Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Dando vita a una macroregione a forma di Pentagono.

Che cosa caratterizza, da un punto di vista economico-sociale, queste cinque regioni? Il dettaglio dei risultati è contenuto nel Rapporto 2019 della Fondazione Nord Est, scaricabile gratuitamente dal sito http://www.fnordest.it. In sintesi, livelli di reddito pro capite più elevati, minor disoccupazione, maggiore apertura commerciale, minor numero di giovani inattivi (Neet), maggior raccolta differenziata, miglior qualità ambientale etc. Notizie meno positive vengono tuttavia dal fronte istruzione e investimenti. Per queste due variabili, anche il Pentagono soffre del cronico ritardo che caratterizza tutto il Paese e della difficoltà, emersa soprattutto in questi ultimi anni, di invertire la rotta, sia con maggiori investimenti pubblici (in infrastrutture e formazione) sia con maggiori investimenti privati (in innovazione e digitalizzazione).

E il direttore scientifico della Fondazione Nordest, Carlo Carraro, su “Il Sole 24 ore” indica la lezione tratta da questa analisi: serve una ripresa degli investimenti, pubblici e privati. Per costruire i pilastri dello sviluppo economico futuro. La ricetta potrebbe essere riassunta nel modo seguente:

1. Spostare una parte delle risorse pubbliche, regionali e nazionali, dalla spesa corrente agli investimenti (al contrario di quanto fatto negli ultimi anni).

2. Dare vita a una forte semplificazione burocratica e amministrativa, per attirare investimenti sia da imprese italiane che straniere.

3. Introdurre una fiscalità agevolata per gli investimenti, sul modello di Industria 4.0, anche detassando gli utili investiti nella propria impresa o per dar vita a nuove imprese.

4. Indirizzare gli investimenti laddove il ritorno privato si affianca a un rilevante ritorno sociale: formazione e istruzione, ricerca e innovazione, tutela dell’ambiente, economia circolare, energie rinnovabili, trasporti sostenibili, difesa dal cambiamento climatico.

6. Sviluppare le infrastrutture di trasporto, energetiche, formative, culturali necessarie ad attirare investimenti produttivi rilevanti e capitale umano qualificato. Gli investimenti ora descritti sono tra loro sinergici. Gli investimenti in una rete di trasporti che crei un attrattore metropolitano facilitano, ad esempio, la permanenza e l’arrivo di capitale umano qualificato. Questo, a sua volta, è un prerequisito per sviluppare ricerca e innovazione. Che, a sua volta, è la condizione per far crescere settori produttivi e servizi ad alto valore aggiunto, centrati su digitale e nuove tecnologie.