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Osservatorio Cna sul fisco: Gorizia sta meglio di tutti, bene anche Udine e Pordenone

Comune che vai, fisco che trovi: è’ Reggio Calabria il capoluogo che tartassa di più le piccole imprese con un tasso totale salito al 73,4% (+0,2% rispetto all’anno scorso). E’ quanto emerge dal Rapporto dell’Osservatorio Cna sul fisco. Fra Irap, Irpef con addizionali regionale e comunale, Imu, Tasi, Tari e contributi previdenziali versati alla cassa artigiani, al titolare di una piccola impresa con sede a Reggio di Calabria resterà solo il 26,6% del reddito prodotto. Le altre città che tartassano di più le pmi sono Bologna (72,2%), seguita da Roma e Firenze (69,5%), Catania (69%), Bari (68,5%), Napoli (68,2%), Cremona e Salerno (67,3%), Foggia (66,8%).

Agli antipodi di Reggio Calabria si piazza Gorizia, dove il Ttr incide soltanto per il 53,8%. Nell’ordine seguono Udine (54,5%), Imola (54,9%), Cuneo, Trento e Belluno (55%), Sondrio (55,3%), Carbonia (55,8%), Arezzo (56,1%) e Mantova (56,2%). Di conseguenza mentre a Reggio Calabria il giorno in cui si smette a lavorare per pagare le tasse e si comincia a lavorare solo per se stessi è il 24 settembre, a Gorizia quel giorno è anticipato al 14 luglio.

Pordenone (56,4%) si piazza al 12esimo posto: in questo caso, il giorno della ‘liberazione’ scatterà il 24 luglio. Trieste (57%) è 17esima: qui i piccoli imprenditori termineranno idealmente di pagare il 26 luglio.

La Cna, oltre a fare il punto sul peso del Fisco sulle imprese, dice che la flat tax “deve essere introdotta in modo progressivo e credibile”. L’organizzazione propone di procedere con un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica, preveda la riduzione delle aliquote Irpef a partire da quelle più basse del 23% e del 27%, e l’eliminazione della discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali. In mancanza di  correttivi nel 2018, denuncia la Cna, la pressione fiscale media sulla piccola impresa italiana è destinata a salire ancora. Secondo le proiezioni la pressione fiscale sulle Pmi, già salita nel 2017 dello 0,3% toccando quota 61,2% nel 2018 è destinata a crescere ancora, portandosi al 61,4%. Questo incremento – osserva Cna – è “compiutamente ascrivibile all’aumento programmato della contribuzione previdenziale dell’imprenditore”. Di conseguenza, il giorno della liberazione fiscale media si allungherà di altre ventiquattr’ore, per arrivare all’11 agosto, contro il 10 agosto del 2017 e il 9 agosto del 2016.

Se sull’impianto si applica la riforma del regime dell’Imposta sul Reddito d’Impresa (Iri) al 24%, prevista per quest’anno con effetti sui redditi dal 2019, si ottengono effetti “consistenti” nel ridurre il peso delle tasse sulle piccole e medie imprese, che quest’ anno passerebbe dal 61,4% al 59,2%. Ma a fare l’effettiva differenza – sottolinea l’associazione – sarebbe l’introduzione della totale deducibilità dell’Imu sui beni strumentali delle imprese: capannoni, laboratori, negozi. In questo caso la pressione fiscale crollerebbe al 57,4%, quattro punti percentuali in meno rispetto a quello previsto dall’Osservatorio CNA per il 2018. Se infine a queste misure si aggiungesse l’aumento della franchigia Irap dagli attuali 13mila euro a 30mila euro, la somma delle tre misure farebbe crollare la tassazione a 53,5%. Comunque sempre al di sopra del 42,4% calcolata dall’Osservatorio Cna come tasso della pressione fiscale media sulla totalità dei contribuenti.