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Nei centri storici aumenta l’occupazione: +18,7% in 10 anni

Chiudiamo l’anno con una notizia positiva, tratta dall’indagine conoscitiva sui centri storici dei 109 Capoluoghi di Provincia italiani realizzata da ANCSA – Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici con la collaborazione del CRESME: nei centri storici italiani l’occupazione cresce, anche se lentamente. Le 136 pagine del volume (presentato a Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e scaricabile dai siti www.ancsa.org e www.cresme.it) sono ricche di dati, numeri e grafici e consegnano una fotografia imparziale di quei 172 chilometri quadrati (lo 0,06% del territorio italiano) su cui sussistono i centri storici oggetto dell’indagine.

Ne emerge un quadro complesso, caratterizzato dalla presenza di diverse classi di comportamento, alcune frutto di vocazioni e dinamiche storiche tipiche del nostro Paese, altre emerse come innovative negli anni duemila, ma che alla fine dei conti confermano il carattere profondamente individuale del nostro territorio e di conseguenza dei suoi centri storici.

In dieci anni occupazione cresciuta del 18,7%
Nel decennio 2001 – 2011 l’insieme dei centri storici analizzati ha registrato un incremento dell’occupazione del 18,7%. Questa crescita è l’esito di una doppia dinamica: da un lato la diminuzione del 27,6% degli addetti all’industria e all’artigianato, del 20% degli addetti ai servizi distributivi e del 7% degli addetti ai servizi di produzione; dall’altro di una fortissima crescita dei servizi personali (istruzione, sanità, attività ricreative), sia in numero di unità locali, sia soprattutto in termini di addetti (+73,4%), dei servizi pubblici (+55,4%), e di una importante crescita dei servizi al consumo (attività commerciali e ricettive):+11,6%.

Dove sono i giovani
L’indice di dipendenza giovanile, vale a dire la percentuale di popolazione con meno di 15 anni su quella in età lavorativa (15-64 anni), assegna ai centri storici un valore del 19%: è una percentuale bassa, sottolinea il report, ma nel resto del comune è pari al 20,8%, e a livello nazionale sale solo al 23,3%. Certamente i centri storici si presentano come luoghi dove nascono pochi bambini, e quindi, abitati da famiglie con pochi figli. Sopra la media nazionale sono solo cinque centri storici: Taranto, che ha il valore più alto (29,1%), e poi Foggia, Palermo, Caltanissetta (tutte intorno al 25%), e poi Monza (23,9%).

Il ruolo economico di queste aree
In un quadro di difficoltà caratterizzato da alcuni fattori – crisi del commercio minuto, assenza di adeguati investimenti per la manutenzione e la gestione degli spazi – lo studio mette in evidenza il ruolo economico che i centri storici stanno svolgendo in Italia. Nello 0,06% del territorio italiano risiede nel 2011 il 2,5% della popolazione italiana; si tratta di poco meno di 1,5 milioni di abitanti (1.488.269). Allo stesso tempo, però, gli addetti alle unità locali di imprese, istituzioni e associazioni non profit, che lavorano nei centri storici delle città esaminate sono 2,1 milioni, pari all’8,4% degli addetti nazionali.

I servizi offerti e la specializzazione economica 
Nei centri storici è concentrato il 14,5% degli addetti ai servizi pubblici del Paese; il 14,0% dei servizi di produzione (credito e assicurazioni, attività immobiliari, informatica e attività connesse, ricerca e sviluppo, altre attività professionali, noleggio di macchinari e attrezzature); il 13,4% delle attività ricettive. Si concentrano nei centri storici dei comuni capoluogo il 10,6% degli addetti alla ristorazione nazionali e il 9,3% dei servizi personali (istruzione, sanità, attività ricreative). I servizi distributivi scendono al 4,7% e gli addetti all’industria e all’artigianato all’1,9 per cento.

L’economia del turismo
I centri storici delle città italiane sono il luogo della concentrazione del patrimonio storico-architettonico italiano. Per questa ragione concentrano opere architettoniche e artistiche, concentrano musei, concentrano cultura. I flussi turistici culturali sono in forte crescita: dal 2010 al 2016 le presenza turistiche sono passate da 94 milioni a 111 nelle città d’arte italiane, pari al 27% delle presenze turistiche in Italia. Gran parte di queste presenze si concentra nei centri storici delle principali città capoluogo. Nel 2015 gli stranieri hanno rappresentato il 60,8% delle presenze, con una spesa per il turismo culturale stimata in 13 miliardi di euro. Nel 2015 su 10,6 milioni di presenze ben il 69,3% ha riguardato le prime dieci città italiane, con Roma che ha accolto da sola 24,8 milioni di presenze, seguita da Milano con 11,7, Venezia con 10,2, Firenze con 9,1, Torino con 3,4, Napoli con 2,9, Bologna con 2,2, Verona con 1,8, Pisa con 1,7, Genova con 1,6.